Mostre

CHIARA CAREDDA – Liturgia dell’immagine

26 marzo – 12 aprile 2024

Opere in mostra:

1) Stampa su pvc 1,00 x 3,60 m.
2) Carta fotografica fotosensibile VEGA K210 6,5 x 9,5 cm
3) Stampe digitali fine art su Canson Rag Photographique dimensioni variabili

Il lavoro esplora pratiche e gesti che compongono il “rituale” dell’immagine, da latente fino a vera immagine fotografica, indagando in maniera ampia che cosa sia un’immagine e cosa sia la fotografia.
Il processo fotografico analogico si compone di una serie di passaggi: prima visivi, poi manuali, ed è composto per lo più di attese, scoperte e rivelazioni. Il lavoro, dal carattere meta-fotografico, esamina le immagini riprese dai manuali di camera oscura che vanno a disegnare in maniera spesso ripetitiva una gestualità liturgica che porta alla comparsa dell’immagine fotografica.
La fotografia è inafferrabile e allo stesso tempo materiale e consistente, attraverso la sua creazione e manipolazione è evidente il nostro disperato bisogno di impossessarci e fare nostra “per sempre” una parte della realtà che ci circonda. Una corsa contro il tempo e l’oblio della memoria. La pratica della camera oscura annulla il tempo e lo condensa in un qui e ora dedicato solo alla rivelazione dell’immagine.
Isolate dal loro contesto editoriale di immagini esplicative del processo fotografico e inserite in un contesto espositivo, le immagini proposte vengono elevate a opere d’arte, cercando di suscitare quella “magia” delle immagini che consiste nella loro natura pre-linguistica, che ha il potere di metterci in moto creando così quelle reazioni primarie che collocano le immagini nell’ambito del rito e alle quali rivolgiamo una sorta di religiosità.
L’immagine, la fotografia, diventa oggetto da custodire, venerare, e come scrive Barthes ne La Camera Chiara “In latino «fotografia» potrebbe dirsi «imago lucis opera expressa»; ossia: immagine rivelata, «tirata fuori», «allestita», «spremuta» (come il succo di un limone) dall’azione della luce. E se la Fotografia appartenesse a un mondo che fosse ancora in qualche modo sensibile al mito, senz’altro si esulterebbe dianzi la ricchezza del simbolo: il corpo amato è immortalato dalla mediazione di un metallo prezioso: l’argento (monumento e lusso); e inoltre bisognerebbe aggiungere che questo metallo, come tutti i metalli dell’Alchimia, è vivo”.

Chiara Caredda

Chiara Caredda (Carbonia, 1992) è una fotografa e artista visiva. È iscritta al corso di laurea in Beni Culturali e Spettacolo dell’UniCA a Cagliari. Nel 2020-21 ha partecipato come borsista al programma di alta formazione sull’immagine fotografica “Creare e Pensare la Fotografia”, organizzato da OCCHIO a Cagliari. Dal 2020 è nel direttivo di Ottovolante Sulcis APS per la quale cura esperienze didattiche in ambito fotografico. La sua pratica si focalizza sui meccanismi della memoria e del ricordo attraverso l’immagine. Utilizza diversi media, prediligendo l’utilizzo del collage analogico, il riutilizzo di immagini già esistenti e di varie tecniche off-camera e di stampa in camera oscura.

fotografia:
Enrique Mosella